Roy Gandy – Rega – L’analogista che ha conquistato il mondo con la semplicità.
Titolo: Rega – L’analogista che ha conquistato il mondo con la semplicità.
Note: Bruno Fazzini dal 1994 è stato recensore per la rivista Fedeltà del Suono, rivestendo dal 2006 il ruolo di Coordinatore di Redazione. Contestualmente a questo incarico ha gestito la sala prove della stessa rivista, preparando e pre-testando ogni apparecchio sottoposto a recensione.
Negli ultimi dieci anni ha composto impianti Hi Fi importanti a privati e ad aziende in diverse regioni d’italia, sia utilizzando la tecnologia valvolare che quella a stato solido, adottando sia sistemi ad alta efficienza che ad alta definizione, con particolare attenzione alle problematiche relative all’acustica ambientale
Attualmente è il patron di Sophos Hi End, rinomato negozio specialista di Hi.End. Profondo conoscitore dell’Alta Fedeltà, con un approccio umanistico e tecnico al “Mondo Audio”. Ha presentato il primo sull’Hi Fi scritto in Italia: Hi Fi forever.
Roy Gandy – Rega
L’analogista che ha conquistato il mondo con la semplicità.
Di Bruno Fazzini
Estratto da “Le Guide di FdS” edito da Fedeltà del Suono
Realizzare un giradischi che costi poco e suoni bene non è impresa facile. Il costruttore inglese Roy Gandy, ingegnere meccanico, c’è riuscito adottando un ingrediente naturale: la semplicità. Le sue macchine per leggere il vinile sono costituite da una tavoletta che funge da telaio, da un economico motorino che, tramite una cinghietta, fa girare un altrettanto modesto piatto, e da un braccio costruito in unico pezzo. Questo insieme, seppure economico, fornisce sonorità che, per la spesa necessaria all’acquisto, sono molto interessanti; così interessanti che i giradischi Rega hanno invaso il mercato divenendo, nella fascia bassa di questi prodotti, un riferimento assoluto.
Il più semplice giradischi Rega, il modello P1
Rega, ovvero R-Ga (Roy-Gandy)
Questo amante della riproduzione musicale iniziò nel 1975 fondando la Rega Research e realizzando il suo primo giradischi, il modello Planet che più tardi lasciò il posto al più famoso Planar 3, macchina che, con alcune modifiche, viene prodotta ancora oggi. Nel 1980 venne presentato il Planar 2 e i bracci RB 250 e RB 300. Questi ultimi sono stati e continuano ad essere, secondo me, i prodotti più interessanti di questo marchio. Il progettista, per primo in questa fascia di prezzo, realizzò un braccio in pressofusione costruito in un unico pezzo (con lo shell integrato nella canna), andando un po’ controcorrente rispetto alla tendenza dell’epoca che li voleva dotati della possibilità di smontare il portatestina. Tale accorgimento tecnico, seppure molto comodo per il montaggio del fonorivelatore, rende l’insieme meno rigido rispetto ad un braccio costruito in un unico blocco. Questi oggetti vennero talmente apprezzati che anche molti altri costruttori cominciarono ad adottarli e tutt’ora numerose case di giradischi della categoria media e bassa fanno uso degli RB 250 e RB 300 in virtù dello straordinario rapporto qualità/prezzo. Roy Gandy era convinto che la musicalità di un giradischi dipendesse fondamentalmente dalla qualità del cuscinetto, così non lesinò sulla sua realizzazione, mentre risparmiò fortemente in quella del telaio e delle sospensioni (tre economicissimi piedoni in gomma), giudicati meno importanti ai fini del risultato sonoro. Nella seconda metà degli anni settanta alcune riviste del settore segnalarono il Planar 3 come “un giradischi che… meritava attenzione”. Nel decennio seguente i prodotti Rega erano già esportati in dodici paesi; questo successo fu determinato, fondamentalmente, dal fatto che questi giradischi andavano in controtendenza rispetto a quelli dell’epoca. Erano a telaio rigido e non flottante e, rispetto alla schiera dei prodotti giapponesi, aveva il trascinamento a cinghia al posto della trazione diretta e il braccio realizzato in un unico pezzo. Queste semplici ma essenziali scelte tecniche, adottate dal progettista anche per contenere i costi, sono state la chiave di volta del successo di questi sistemi. Prodotti nei primi anni ‘80, dopo due anni d’intenso sviluppo, i bracci RB250 e RB300 cominciarono a far parlare di sé. Per circa un decennio i riferimenti erano stati i bracci giapponesi e gli Ortofon danesi, ma dopo alcune ricerche Roy riuscì a trovare un’azienda in grado di realizzare delle fusioni dell’alluminio per ottenere le canne dei bracci pressofuse. Questo metodo era, per l’epoca, assolutamente all’avanguardia. Il Giappone, tuttavia, ha continuato ad essere utile alla Rega che, per un certo tempo ha prodotto, su specifiche tecniche, la testina Rega R 100 seguita dalla Rega RB 100. La produzione all’estero, però, creava qualche difficoltà all’azienda inglese, così, verso la fine degli anni ‘80, entrarono in produzione, direttamente nella fabbrica Rega, i fonorivelatori Bias e Elys le cui vendite superarono di molto le previsioni e le aspettative. Agli inizi degli anni ’90 venne costruito un nuovo stabilimento nell’Industrial Farm a Southend-on-Sea con Roy che si dedicò anche alla progettazione di altre apparecchiature per la riproduzione audio (integrati e diffusori). La Rega, oggi, dà lavoro a molti e il suo fondatore non solo guida l’azienda, ma si dedica alla selezione di nuovi mercati per l’esportazione dei suoi prodotti.
Il più moderno Rega P3 con il braccio RB 250
La prima fabbrica della Rega nell’Essex
Le convinzioni di Roy Gandy
Alcuni anni fa, quando si discuteva animatamente su quale formato digitale avrebbe invaso il mercato (SACD, DVD Audio, ecc.), Roy affermava la sua convinzione riguardo la superiorità dell’analogico. Oggi, a diversi anni di distanza da quegli eventi che sembrano già appartenere ad un’altra era, e con l’avvento inarrestabile dei file audio per l’ascolto della musica, le convinzioni di quel progettista inglese appaiono quanto mai azzeccate ed attuali. Infatti, se da un lato la morte del digitale in formato solido (CD) è ormai accertata, la resistenza del vinile è fuori discussione, confermando le previsioni del fondatore della Rega che affermava:“ L’audio analogico è qui per restare, poiché si è ritagliato la sua nicchia esclusiva nel mercato della musica”. Mr. Gandy costruisce anche lettori CD ispirati, come i suoi giradischi, alla massima semplicità possibile; nonostante sia un costruttore anche di macchine per leggere il digitale, però, Roy considera l’analogico lo strumento che più gli ricorda l’ascolto della musica dal vivo. Egli ritiene che la crescita delle stampe in vinile, già in aumento, salirà ancora nel corso degli anni, allargando ulteriormente la scelta dei titoli disponibili. Alcune delle major sono diventate più flessibili in materia di licenze per le riedizioni in vinile; negli ultimi dieci anni, infatti, c’è stato un forte aumento del numero di aziende in grado di ristampare LP che ha determinato un flusso in costante crescita nell’offerta del disco nero. Questa aumentata disponibilità di LP proposti dalle case discografiche, non può che incentivare il desiderio di possesso di un giradischi da parte dell’appassionato. In realtà il fascino che esercita un giradischi analogico è fortissimo, e si trovano in commercio tanti modelli nelle diverse fasce di prezzo di questi sistemi di lettura che sembrano senza tempo.
Due diversi bracci Rega montati su un P3: quello a destra è un RB 300, quello a sinistra un RB 1000
L’energia meccanica nei giradischi secondo Gandy
Per trasformare i solchi su un disco di vinile in una serie di vibrazioni che dovranno poi diventare musica ad opera del giradischi, l’LP deve essere messo in rotazione. Per farlo girare è necessario avere certi rapporti di energia fra le parti scendendo a compromessi per far funzionare al meglio le cose. Così è necessario che l’energia arrivi nel piatto nel miglior modo possibile, che l’apporto di quella iniziale vada nel motore (alimentazione elettrica), e che il motore converta l’energia elettrica in energia meccanica di rotazione. Queste forze saranno trasferite nel piatto del giradischi, che tenderà costantemente a rallentare a causa dell’imperfezione dei suoi cuscinetti, dei fluidi lubrificanti e della resistenza con l’aria. L’ideale è prendere tutti questi parametri e fornire energia nel piatto cercando di rendere esente il giradischi da tutte queste limitazioni. Il braccio è una parte intrinseca nel sistema giradischi, che sostiene il fonorivelatore e che a sua volta è un trasduttore che tramuta una forma di energia in un’altra.. Quella generata dal movimento dei solchi viene trasformata in energia elettrica che passa al resto dell’impianto d’ascolto. Il braccio deve svolgere un compito impegnativo: deve tenere la testina in posizione corretta, in modo che rimanga rigidamente solidale ad esso, senza aggiungere alcuna vibrazione propria. Lo stesso fonorivelatore può raccogliere ogni vibrazione del disco ruotante. Tutto quanto descritto fa parte di un sistema che è a più livelli ed ognuno ha il suo problema meccanico che tende a rendere instabile l’insieme. Realizzare un buon giradischi impone di conoscere intimamente questi problemi e di superarli nel modo più adatto. Non esiste un braccio senza vibrazioni e senza risonanze. Quando questa parte meccanica lavora per far leggere i solchi alla testina, verrà spinto dalla spirale dell’incisione verso l’interno del disco, e quando il braccio si muove, i suoi cuscinetti produrranno una certa quantità di attrito, forza questa che verrà caricata sullo stilo, con una conseguente imperfetta capacità di lettura dei solchi. Nel momento in cui i cuscinetti dell’articolazione del braccio si muovono, quest’ultimo si sposta con loro; così non sarà in grado di raccogliere tutte le informazioni che si trovano nel solco.
Due Rega P5 in diverse, anticonvenzionali, colorazioni
Particolare di un braccio RB 700
Roy Gandy e le multinazionali del disco
Secondo Roy Gandy gli obiettivi del marketing delle multinazionali del disco non contemplano la migliore qualità sonora possibile, ma. hanno obiettivi diversi che sono orientati verso i massimi numeri e verso la minima qualità. Lo scopo delle case discografiche è quello di raggiungere il maggior numero di persone al minor prezzo possibile senza troppi compromessi. Secondo uno studio pubblicato da analisti specializzati, si prevede che i CD saranno in caduta libera di un ulteriore 40 per cento nel prossimo anno, mentre la musica in formato liquido lieviterà in maniera impressionante. Tuttavia, l’intera industria musicale sta andando verso un forte decremento, avendo perso, dal 2010 ad oggi, in soli 2 anni, numeri che stanno nell’ordine dei miliardi di dollari. Ma Roy non si preoccupa gran che di tutto questo fermento, dal momento che la sua azienda ha solide basi sul crescente mercato analogico. Alla Rega, gli ingegneri sono impegnati a mettere insieme i pezzi di quello che potrebbe essere il più ambizioso progetto di giradischi di questo marchio, addirittura superiore al pur prestigioso modello di punta Rega P9. Da giovane, Roy, mentre la maggior parte dei suoi coetanei preferiva giocare all’aperto, si dilettava alla costruzione di chitarre elettriche e a suonare il clarinetto. A 18 anni costruì la sua prima coppia di altoparlanti. Come poteva non venire fuori un progettista geniale da un ragazzo di questa sensibilità?
Un Rega P7 con un braccio RB 1000