Usato, usato, mon amour! – ByBruno Fazzini
Autore: Bruno Fazzini
Usato, usato, mon amour!
Second hand, second hand, my love!
L’usato Hi Fi e soprattutto quello Hi End sta riscuotendo, negli ultimi anni, un crescente successo. Ciò è dovuto al fatto che gli audiofili continuano a desiderare i prodotti dei loro sogni, ma solo con quelli usati riescono a realizzare i loro desideri…..
Usato, usato, mon amour!
Di Bruno Fazzini
Estratto da “Le Guide di FdS” edito da Fedeltà del Suono
L’usato Hi Fi e soprattutto quello Hi End sta riscuotendo, negli ultimi anni, un crescente successo. Ciò è dovuto al fatto che gli audiofili continuano a desiderare i prodotti dei loro sogni, ma solo con quelli usati riescono a realizzare i loro desideri. I prezzi sempre più alti dei prodotti nuovi e la crescente crisi economica, scoraggiano gli audiofili ad investire cifre importanti su oggetti impegnativi. Ma allora solo e sempre usato? E l’usato va sempre bene? Bisogna avere qualche attenzione. La scelta è spesso delicata e riserva, talvolta, qualche sorpresa.
Uno dei due diffusori Apogee Scintilla pilotato da un finale Mark Levinson dello stesso periodo.
C’è usato e usato
C’è usato e usato, certo. Acquistare usato importante dà un po’ più la percezione di una garanzia, nel senso che prodotti di marchi prestigiosi offrono certezze che rimangono più a lungo nel tempo. Mettere insieme un super impianto con pezzi storici di alto livello pone quasi completamente al riparo da sgradite sorprese. Assemblare un sistema con una sorgente analogica storica come il Linn Sondek, o il Michell Orbe, una sorgente digitale come l’Accuphase, la CEC o la Wadia, un preamplificatore come un Convergent, un Gryphon Bel Canto o un Cello Palette, un finale come il Mark Levinson ML 2, il Gryphon S 100, il Classè DR 3, o il Krell KSA 50, o finali valvolari come il VTL Sigfried o alcuni Conrad Johnson mono, diffusori come alcuni modelli di Thiel e Pro Ac, magari una bella e impegnativa coppia di B&W 801, qualche modello importante di Avalon e di Wilson di diversi anni fa, ma soprattutto, una affascinante e impossibile coppia di Apogee modello Diva o Scintilla, permetterà all’appassionato di realizzare un sogno, un grande sogno con una spesa molto contenuta.
Con prodotti di questo tipo, che hanno fatto la storia dell’Hi Fi, si è relativamente al sicuro, ma bisogna pur sempre avere alcune accortezze. Ad esempio, nei giradischi va controllata l’articolazione del braccio che non abbia giochi eccessivi, va verificato che il perno del piatto non abbia rollii anomali e che la cinghia di trascinamento non presenti segni di eccessiva usura. Ovviamente la testina va sostituita con una nuova, così da avere sicurezza di una perfetta tracciabilità. Riguardo i lettori cd si spera che la meccanica sia ancora in buone condizioni, con il platorello che faccia correttamente e senza incertezze il suo lavoro, e che il pick up laser operi correttamente la sua funzione.
La sezione di conversione, in macchine molto datate, fa sentire il peso degli anni; oggi si prende un ottimo dac separato con una cifra ragionevole che dà i punti al convertitore interno di macchine integrate importanti e costose di molti anni fa (che leggeva solo fino a16 bit/44.1KHz). Questo va valutato nel momento in cui si sceglie di acquistare un lettore cd usato. Fra tutti i pezzi della catena audio, il lettore cd e in particolare il convertitore, è quello che ha subito, negli anni, le maggiori evoluzioni tecniche. Gli amplificatori, pre e finali, sia a valvole che a stato solido, sono gli oggetti che meno risentono del peso degli anni. I condensatori avranno lavorato e le valvole si saranno accese e spente tante volte, ma pazienza, hanno fatto quello per cui sono stati progettati.
E poi questi componenti possono sempre essere sostituiti. Le uniche parti mobili di queste macchine sono i selettori e il potenziometro del volume che, naturalmente, vanno controllati. Riguardo i diffusori ci vuole un po’ di attenzione nei controllare i coni degli altoparlanti. Va verificato che vi sia integrità nelle sospensioni (quelle in foam dopo un certo numero di anni subiscono una fisiologica sbriciolatura) dei midrange e dei woofer, e che le cupole dei tweeter siano intatte.
Tutto qui, direte voi? Si, tutto qui. Il fatto è che, una volta verificate queste poche cose, vi troverete fra le mani degli oggetti funzionanti, ma tra funzionanti e ben suonanti ce ne corre. Con i prodotti che, nelle diverse categorie ho portato ad esempio, il risultato è praticamente garantito, ma la spesa, non è proprio economica, dal momento che si tratta di componenti di un certo pregio. L’importante è, come sempre, la sinergia fra le parti e l’abbinamento corretto fra di esse.
Particolare del preamplificatore Cello Palette
La difficoltà sta nella scelta
Se non siete esperti lasciate perdere, meglio affidarvi ad un negoziante di fiducia che vi guiderà verso la costruzione di un buon impiantino nuovo, ben equilibrato e, di conseguenza, ben suonante, piuttosto che infilarvi da soli, o con il solito amico esperto di turno (purtroppo non manca mai), in un dedalo di prodotti usati da interfacciare con risultati che potrebbero essere molto incerti. Se, invece, avete una certa esperienza maturata negli anni, allora azzardare l’assemblaggio di un impianto con componenti usati è un gran bel gioco, anche perché il risultato lo sentirete crescere man mano, pezzo dopo pezzo.
La difficoltà sta solo nella scelta corretta dei vari componenti che devono essere interfacciati a dovere. Ad esempio se trovo una coppia di diffusori Apogee Scintilla avrò coscienza che il risultato sonico che mi regaleranno sarà paragonabile a quello di diffusori dal costo dieci volte superiore, ma devo anche sapere che sono fra i diffusori più difficili da pilotare che si trovano in commercio. Per questo devo sapere che non posso prendere in considerazione i finali valvolari, ma dovrò cercare finali a stato solido muscolosi, in grado di erogare notevoli quantità di corrente, capaci di lavorare con carichi bassissimi (anche 1 ohm) e possibilmente in classe A.
Devo anche essere cosciente che se combino qualche manovra maldestra con il finale, la cui conseguenza sarà la rottura del nastro dei diffusori, il ricambio dovrà arrivare dall’Australia, con costi e tempi che potete immaginare. Su macchine importanti come queste, ma anche sulle grandi Thiel e Wilson, come sugli imponenti finali VTL e Conrad Johnson valvolari, o sui finaloni Gryphon, Mark Levinson e Classè, o sui pre Cello, o sui delicati giradischi, è necessaria la competenza di un tecnico in gamba che sappia metterci le mani; e questo ha un costo che non è mai trascurabile.
Particolare del preamplificatore Gryphon Bel Canto
Un impianto usato datato non suona come uno moderno
L’impostazione sonica è quella che distingue un impianto usato (e di conseguenza di diversi anni fa ) da uno nuovo. Un’amplificazione datata, ad esempio, fa sentire la sua impostazione sonica costituita da una dinamica un po’ più lenta, da una timbrica generalmente più scura e da una grana più evidente rispetto ad amplificatori di oggi. Gli impianti moderni sono sempre facilmente riconoscibili per la loro freschezza sonica che, grazie alla loro modernità progettuale, offrono un suono più vivace e arioso.
D’altronde la tecnologia nel campo dell’audio si è evoluta, offrendo prodotti di fascia media che sfoderano prestazioni che erano proprietà di prodotti di fascia alta. Acquistare componenti usati di fascia alta ha comunque un senso, perché consentono prestazioni di rilievo, purché si sia coscienti che l’impostazione degli oggetti di qualche anno fa non può competere con le prestazioni dei prodotti realizzati oggi. Lo stesso discorso vale per le sorgenti importanti che, una trentina di anni fa erano quasi esclusivamente analogiche. Penso al suono morbidone del Sondek, del Gyrodek o dello SME che erano tra i migliori giradischi dell’epoca e penso a giradischi analogici con la stessa tipologia a telaio flottante realizzati oggi, come l’Oracle Delphy, che è, invece, ben più dinamico (oltre che ricco di deliziosa musicalità), per non parlare dei Clearaudio che sono a telaio rigido e che fanno della dinamica e della precisione il loro obiettivo primario.
Fin qui per quanto riguarda i prodotti usati di fascia alta. Riguardo quelli di fascia più bassa il discorso è un po’ lo stesso; un buon integrato in classe A di oggi, come ad esempio il Sugden A 21, è infinitamente meglio suonante di uno dei migliori integrati in classe A del 1985, il Musical Fidelity A1 (da me posseduto con soddisfazione). L’A1, però, si trova sul mercato dell’usato a 250 euro, mentre l’A21 costa oggi 2.200 euro. Nella vita bisogna anche accontentarsi. Per non parlare di uno degli integrati che hanno fatto storia una trentina di anni fa, il NAD 3020, osannato come un riferimento assoluto allora (si trova a poco più di 200 euro sul mercato dell’usato), ascoltato oggi a confronto con un moderno Plinus ha un suono che dire impastato e granuloso è fargli un complimento.
Una coppia di poderosi finali VTL Siegfried in grado di pilotare praticamente qualunque diffusore al mondo.
Conclusioni
L’usato va bene perché il risparmio è molto forte e consente di mettere insieme degli impianti deliziosi, ma avendo coscienza che la scelta dei componenti è un’operazione da fare con cautela. Con un po’ d’attenzione, magari con l’aiuto di cablaggi moderni e con degli accessori che vent’anni fa non erano nemmeno presi in considerazione, si può dare un tocco di vivezza ad un impianto ben suonante ma dall’impostazione un po’ datata.
Una coppia di splendide B&W 801 Nautilus laccate nere.
Una bella coppia di Thiel CS 3.6
Note: Bruno Fazzini dal 1994 è stato recensore per la rivista Fedeltà del Suono, rivestendo dal 2006 il ruolo di Coordinatore di Redazione. Contestualmente a questo incarico ha gestito la sala prove della stessa rivista, preparando e pre-testando ogni apparecchio sottoposto a recensione.
Negli ultimi dieci anni ha composto impianti Hi Fi importanti a privati e ad aziende in diverse regioni d’italia, sia utilizzando la tecnologia valvolare che quella a stato solido, adottando sia sistemi ad alta efficienza che ad alta definizione, con particolare attenzione alle problematiche relative all’acustica ambientale
Attualmente è il patron di Sophos Hi End, rinomato negozio specialista di Hi.End. Profondo conoscitore dell’Alta Fedeltà, con un approccio umanistico e tecnico al “Mondo Audio”. Ha presentato il primo sull’Hi Fi scritto in Italia: Hi Fi forever.
Nuova sezione dedicata ai “video” Hi Fi e Musicali.
Prova a darci una sguardo, troverai immagini interessanti.
salve sono un appassionato tecnico di hi fi hi end musicista ingegnere di elettronica riguardo il mio punto di vista conoscendo bene le apparecchiature di un tempo e quelle di oggi spezzo una lancia a favore del vecchio hi fi per materie progetti e suono quelli di oggi anche se avrebbero ariosita e dettaglio maggiore nessuna apparecchiatura mi a sodisfatto in progetti e costruzione non vedo criteri seri di materie e la qualita dove e non ne vedo tanta anche il peso ma solo marchi ultracostosi che vogliono vendere l ultimo guru del momento a prezzi ultrastars hi end quello che cera un tempo a lasciato un segno indelebbile tracciando la storia per categorie e momenti altalenanti creando dettami e carattere e impostazioni di oggetti per la riproduzione e tutto questo nel rispetto della qualita e del criterio io per mia scelta o preferito assemblare un impianto analogico digitale di alto livello dell epoca creando vari up grade suona divinamente paragonato a impianti moderni di adesso non a nessunissima cosa da invidiare e detto non solo da me ma da anche persone esperte che sono venute a sentire le mie meraviglie di un tempo che dettano legge alla riproduzione di alta qualita oggi si bada troppo al risparmio e sono rimasto deluso vedendo e toccando marchi nuovi a prezzi non ragionevoli su componentistica smd da 4 centesimi di euro e publicizzata sul mercato come ultimo sex hi end del momento
Cosa ne pensa delle elettroniche Mitsubishi?
Recentemente ho comprato un pre e finale del 1982 e mi sembra che il risultato sia ottimo.
Cordiali saluti, Tullio
Gentile Tullio, le Mitsubishi, come tutte le elettroniche di alta classe costruite in Giappone in quegli anni, erano fatte senza lesinare sui materiali e progettate per ottime prestazioni.
L’oggetto hi fi, in quel periodo, non solo doveva essere bello, ma doveva dare un’idea precisa di robustezza e cura sui materiali. Anche il suono era di conseguenza. Ovviamente, a secondo del pensiero progettuale, vi erano importanti differenze tra i vari marchi in commercio, specialmente tra quelli orientali e quelli nostri occidentali.
Ancora oggi, macchine come quella che lai possiede, fanno bella figura di se anche sonicamente. La cosa importante oggi, per inserirli in un sistema audio attuale, è conoscerne bene le caratteristiche soniche e saper inserire cavi e sorgenti compatibile con la loro natura.
Ad esempio, gli oggetti da lei posseduti, hanno un suono abbastanza contenuto ed equilibrato, con coloriture ambrate. Possiedono una buona capacità dinamica, e tendono a ricostruire la scena sonora in maniera compatta, quasi sempre all’interno delle casse, con buona intellegibilità.
Infine, sono in grado di pilotare casse anche impegnative, come impedenza, ma non bisogna farli arrivare al limite, altrimenti il suono si indurisce e perde di trasparenza.
Se dovessi costruirci un sistema, sceglierei casse molto aperte e sorgenti dinamiche esenti da coloriture, con cavi che non influenzino con colorazioni ambrate il suono.
Sono convinto comunque che lei riceverà delle belle soddisfazioni dal suo acquisto, perchè sono oggetti di classe e ben costruiti, insomma da possedere.
Massimo Piantini